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Anch'io a Bukavu
Appello

Nel continente africano si sta consumando una tragedia senza fine. 1.700.000 morti, soprattutto civili, in 22 mesi a causa della guerra. E’ successo nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo. Tutto nel disinteresse generale come se il fatto non esistesse. Nonostante la dignità della sua gente, nonostante la sua ricchezza economica e culturale, oggi l’Africa sta morendo. E lancia, in questo anno giubilare, un grido, sperando che qualcuno ascolti. I governi degli Stati forti sono più preoccupati di proteggere i propri interessi con l’estrazione e il trasporto di minerali e legnami preziosi, piuttosto che la vita di milioni di persone alla deriva. Popoli interi, stremati da sofferenze senza fine, si sentono defraudati, traditi e abbandonati da noi, “gli occidentali”. Siamo stati invitati dalla “Società civile”, dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese protestanti di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, a renderci conto di persona della situazione drammatica. Abbiamo deciso di rispondere positivamente a questo invito con un gesto corale per una grande, comune azione di costruzione della pace. Sarebbe bello se riuscissimo ad accendere i fari sull’Africa a partire da Bukavu, che può essere assunta a paradigma della tragedia della guerra, ma anche della forza della nonviolenza laddove la si pratica e della volontà di pace di tutto il Sud del mondo, oppresso da un centinaio di guerre provocate, in un modo o nell’altro, dall’avidità crescente del Nord del mondo. Il 10 dicembre 2000, nella giornata dedicata alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, una delegazione si recherà in quella città per preparare discretamente il terreno all’iniziativa che, dal 24 febbraio al 2 marzo 2001, verrà realizzata con il maggior numero di persone possibile, con personalità dell’Africa e di altri paesi. Sono state scelte le date simboliche del 26 e del 28 febbraio che ricordano rispettivamente il Trattato di Berlino del 1885 per la spartizione coloniale dell’Africa e la prima Convenzione di Lomé del 1975, due date, per opposti motivi, particolarmente significative nei rapporti tra Europa e Africa. Sarà un incontro tra popolo e popolo, con iniziative realizzate contemporaneamente sia in Europa che in Africa:
  • Per sperimentare direttamente le contraddizioni di una situazione di conflitto e rivendicare come società civile, con un’azione nonviolenta, il diritto di essere attori di pace, denunciando le decisioni prese dai potenti sulla pelle della gente.
  • Per fare verità su noi stessi e sul nostro modello di sviluppo che condanna i poveri ad essere sempre più poveri.
  • Per contestare una globalizzazione solo economica fatta a partire dal Nord del pianeta e rivendicare la globalizzazione dei diritti umani a partire dal Sud.
  • Per dire di no al mercato delle armi e al mantenimento del debito estero che strangola i poveri.
  • Per fare pressione sulle istituzioni nazionali ed internazionali, perché vengano prese decisioni rispettose della dignità e del diritto delle persone e dei popoli, secondo i dettami del diritto internazionale e non dell’interesse dei più forti.
  • Per il diritto a una informazione corretta e rispettosa della verità.
  • Per implorare il dono della riconciliazione e delle pace, insieme a questo popolo che soffre, ma che nonostante tutto sa mantenere viva la speranza e resistere con nonviolenza.
Conosciamo bene i limiti, le difficoltà e le contraddizioni di questa iniziativa. Per noi tuttavia si tratta di rispondere a un invito che non possiamo disattendere. Crediamo tuttavia che essa costituisca un sostegno per chi si sente abbandonato a se stesso e possa darci la forza per cambiare il nostro modello di vita e rinfrancare i nostri passi sulla via della pace.

Padova, 28 luglio 2000

Ass. Beati i Costruttori di Pace
Ass. Com. Papa Giovanni XXIII -Operazione Colomba-
Chiama l'Africa