CANTO D'INIZIO
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo


Dalla
lettera di San
Paolo ai Romani”, cap. 8,22-25:
“Sappiamo che fino ad ora la creazione tutta geme e
soffre le doglie del parto; anzi, non solo essa, ma anche noi che
abbiamo le primizie dello Spirito, noi pure gemiamo in noi stessi
in attesa dellÂ’adozione, del riscatto del nostro corpo.
In speranza, infatti,
noi siamo stati salvati. Ora, la speranza che si vede, non é più
speranza; difatti chi spera ciò che vede? Ma se noi speriamo ciò
che non vediamo, é per mezzo della pazienza che
l’aspettiamo”.
Sin dall’infanzia del mondo c’é una domanda che
accompagna lÂ’uomo, e segna il suo rapporto con Dio:
“chi
sono?”, “dove vado?”; l’esistenza umana sembra
caratterizzata allÂ’origine dalla
ricerca di
segni
che rivelino
una qualche traccia di risposta, che indichino una
Presenza capace
di ascoltare e di sottrarre la vita alla disperazione della morte,
offrendo una nuova prospettiva.
La creazione geme e soffre, ma S. Paolo aggiunge che
é innanzitutto “in speranza” che siamo stati salvati,
speranza però che esige una pazienza.
Da un
testo di A. Dumas:
“La nostra epoca valorizza la violenza come la via
attraverso cui potrò costruire il mio Io, attraverso cui gli
oppressi della società potranno emergere, e grazie alla quale
l’identità personale e la giustizia sociale potranno essere
finalmente affermate. (...) Ma anche se la violenza é il luogo
dell’umanità , l’amore é la sua destinazione, (...)
attraverso la pazienza della passione e il nuovo inizio della
resurrezione”.
E sono proprio la “pazienza della passione” e la
promessa del “nuovo inizio della resurrezione” che noi
ritroviamo in apertura dellÂ’Apocalisse, nelle Lettere alle Sette
Chiese, sette comunità ciascuna con le proprie vittorie e le
proprie cadute, le proprie fatiche e le proprie gioie, con i
sorrisi e le lacrime, con tutte le chiusure e le aperture che sono
quelle di sempre, di allora e di adesso, delle nostre comunitÃ
come di quelle di un tempo...
Le sette chiese siamo noi, con le nostre
contraddizioni e le nostre ricchezze, con la nostra voglia di
resistere e creare il nuovo.
CANTO
Dal Libro
dell'Apocalisse (2,1-5; 3,1-3 )
"All'angelo della chiesa di Efeso scrivi:
Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua
costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla
prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono- e li hai
trovati bugiardi. Sei costante e hai molto sopportato nel mio
nome, senza stancarti.
Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo
primo amore. Ricordati da dove sei caduto, ravvediti e compi le
opere di prima.
All'angelo della chiesa di Sardi scrivi: Conosco le tue opere: ti si crede vivo e invece sei
morto. Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire,
perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.
Ricorda dunque come hai accolto la Parola, osservala e ravvediti,
perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu
sappia in quale ora io verrò da te"
(Spazio per la
riflessione personale)
CANTO E SIMBOLO (viene
consegnata ad ogni giovane una pietra bianca)
"Al
vincitore darò una piccola pietra bianca, sulla quale sta scritto
un nome nuovo, che nessuno conosce al di fuori di chi la
riceve" (Ap 2, 17)
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