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Lc 6, 27-36: Riconciliazione e Perdono... Amate i vostri nemici

Gim Venegono (ottobre 2001)

Riconciliazione e Perdono

Terza  GIM, 21 Ottobre 2001

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 Catechesi della Terza GIM di Venegono:
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 Vengono 21 ottobre 2001

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 Parlare di riconciliazione e di perdono in questi tempi sembra un controsenso, oppure il desiderio malsano di volersi mettere contro per attirasi il disprezzo di una parte del mondo occidentale. Ma allora quelle parole proclamate 2000 anni fa non sono più valide oggi? Non hanno più possibilità di essere pronunciate, ascoltate e vissute? Non sono più di moda? Oggi “Amate i vostri nemici” ha ancora diritto di esistere?

Certo il dolore è grande e sarà il tempo e l’amore reciproco a lenire le ferite della morte; ma la storia ci insegna che non c’è pace senza riconciliazione; e la riconciliazione deve portare al perdono per essere vera e completa. Basterebbe ricordare alcuni esempi, non per ultimo quello del Sud Africa, che ha avuto nel suo personaggio più rappresentativo, Nelson Mandela, il merito di dimostrare che nonostante tanto male subito è possibile vivere insieme, passando dalla porta difficile e dura della riconciliazione e del perdono. Sul lato opposto penso occorra mettere l’attuale situazione in Israele, dove alla violenza segue una violenza ancora più grande o almeno di pari proporzioni, che ne richiama un’altra altrettanto terribile, sanguinaria e carica del suo fardello di dolore, paura e odio. La spirale dell’occhio per occhio non ha fine, anzi si allarga sempre più. “Occhio per occhio rende il mondo cieco” diceva Gandhi. E il mondo diventa cieco, incapace di vedere gli orfani e le vedove di Israele e Palestina, i profughi Afgani e chi ha dovuto fuggire dal Ruanda o dal Burundi ormai privo di famiglia e di patria.

·        Fai memoria di situazione di conflitto che vedi attorno a te, quelle presenti nel mondo, che chiedono una reale riconciliazione e il perdono.

  Alla legge mortale della vendette, le parole del Vangelo restano lÂ’unica vera via di uscita per la vita e la vita di tutti. Alla violenza si risponde con la non violenza, allÂ’odio con lÂ’amore, allÂ’ora si spezzerà la catena della morte. Ma come capire e vivere questa parola di Gesù, così facile da dire, ma una sfida per chi la vuole vivere?

Occorre rilevare i punti principali di questo discorso:

“Amate i vostri nemici”: in primo luogo in Gesù vedo il volto del Padre che mi ama, mentre sono suo nemico; mi fa del bene mentre lo odio; mi benedice mentre lo maledico; intercede per me mentre lo uccido. In secondo luogo imparo cosa sono per lui: infinitamente amato anche se suo nemico. In terzo luogo scopro che questo suo amore diventa per me un imperativo verso gli altri, per essere io quello che sono; passare da homo hominis lupus a homo hominis Deus. Scoprendo il vero volto di “Dio che è amore” (1Gv 4,16) scopro che lui ci ha amati “per primo” (1Gv 4,10). Allora l’amore al nemico diventa la carta tornasole che ci indica che stiamo camminando con Lui, infatti Gesù ama i peccatori ma odia il peccato che è causa del male, anche per lo stesso peccatore. E il perdono diventa l’espressone di questo amore che si vuole partecipe del piano di salvezza di Dio.

“fate del bene a quanti vi odiano”: non per sentirci superiori, issati sopra il piedestallo della nostra bontà o del nostro perbenismo, che certo non cerca il ben dell’altro, ma solo il proprio, anzi lo schiaccia, additandolo peccatore e senza possibilità reale di conversione e riconciliazione. Ma è la ricerca del vero bene per l’altro, per fargli comprendere l’assurdità dell’odio.

“benedite quanti vi maledicono”: oltre al fare c’è anche il dire, perché la Parola di Dio è efficace e creatrice; benedire significa perciò mettersi nell’atteggiamento di Dio che promette il bene per le persone a cui elargisce le sue benedizioni, consapevoli che è il bene del nemico che stiamo cercando, è renderlo partecipe dell’amore di dio perché ne faccia esperienza.

“pregate per coloro che vi calunniano”: davanti a chi compie il male poniamo il bene e intercediamo per loro. Così ha fatto Gesù per i suoi croceffisori. La preghiera per il nemico è l’ultimo livello dell’amore, che passa attraverso le mani (fate) e la bocca (dite) per raggiungere il cuore (pregate).

I quattro atteggiamenti che seguono sono l’esplicazione concreta di questo amore: la risposta non violenta di fronte al male, perché il male che risponde al male non può che produrre altro male; non si è mai visto il bene generato dal male (e qui forse la parabola dell’albero e dei suoi frutti che ritroviamo nei vangeli ci può chiarire il concetto).

E il brano continua ancora più intensamente facendoci fare il passo dell’amore, un amore che vive senza interesse di reciprocità, (“amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare nulla”), di un amore gratuito, proprio perché l’essenza dell’amore non deriva da un tornaconto, ma si realizza in sé stesso, l’amore è amore quando ama, punto e basta. Non basta più non fare il male, occorre diventare promotori del bene: “ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”; è questa la nuova regola, che deve guidare il comportamento di ciascuno.

Cominciare a vivere questo è diventare “figli dell’Altissimo” che “fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi”. Questa imitazione di Dio è possibile grazie alla misericordia e alla grazia sperimentata nell’incontro con Dio. Uno ama se sperimenta l’amore su di lui. Di qui la necessità di fare esperienza di Dio, del suo amore del suo perdono.

Perché si sviluppi la riconciliazione e il perdono occorre che noi per primi ci lasciamo riconciliare con noi stessi, con Dio e con i fratelli e le sorelle che vivono accanto a noi. Senza questa pace in noi, non riusciremo ad essere strumenti di pace nel mondo.

·        Hai fatto esperienza di perdono e di misericordia?

·        Sei riconciliato con te stesso, o vivi in conflitto?

·        Sai perdonare tua volta?

  Vivere da “figli dellÂ’Altissimo” ci porta essere in sintonia con il Padre e fare esperienza di figlio/a; cioè di uno che abita la sua stessa casa, si sente della famiglia, e perciò ne respira e ne condivide lo stile di vita e la mentalità?

·        Ti senti veramente figlio/a di Dio? Come vivi il tuo rapporto con Dio? È lui che ispira il tuo pensare e agire?

Chi vive l’amore e il perdono deve assumersi su di sé anche le conseguenze di questo atteggiamento: la croce che ne deriva. È l’atteggiamento del Servo di Yahwe (Is 53-54) che subisce l’ingiustizia, la derisione e l’umiliazione e non oppone resistenza, anzi se ne fa carico per la salvezza degli altri; è saper portare la croce. È saper farsi carico di tante situazioni di ingiustizia, farle proprie, e pagare di persona. È assumere su di sé il male e, rispondendo con la logica della non violenza, rompere la spirale della violenza per permettere l’incontro delle persone, le riconciliazione e il perdono. È seguire la logica della croce, di “Gesù crocefissi, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23).

·        Ti è mai capitato di subire ingiustamente un torto o unÂ’offesa? Come hai reagito? Quali sono stati i tuoi sentimenti?

Riconciliazione e perdono. È un cammino difficile, che richiede gradualità e solidarietà:

-         gradualità per poter vivere in verità e senza frustrazioni o sentimenti repressi il grande gesto del perdono,

-         solidarietà perché e facendoci prossimo gli uni degli altri impareremo a sentire la sofferenza del vicino, a portarla insieme, a farci coraggio reciprocamente.

L’esperienza della marcia Perugina – Assisi del 14 ottobre, penso, ci ha fatto vedere in quanto crediamo alla pace, alla possibilità di superare i conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e il perdono. Ci ha fatto vedere che un’altra logica è possibile, “un altro mondo è possibile”.

Riconciliazione e perdono: per OSARE IL FUTURO.

 

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