"Todo artista tem que ir aonde o povo está"
di p. Renato Lanfranchi dal Brasile
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"Todo
artista tem que ir aonde o povo está" di p.Renato Lanfranchi |
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São Paulo, 13/05/2002
Carissimo, ti invio questo messaggio prima che sappiate il suo
contenuto da altre fonti. E lo invio soltanto a te perché non
vorrei che fosse aperto dai ragazzi. Poi tu lo estenderai ai nostri
fratelli e sorelle come crederai meglio. Insieme deciderete se,
come e in che misura far partecipi i nostri genitori. Vedrai che
probabilmente, se fatto nel modo giusto, potrete condividere tutto
con loro.
Niente di male e di cui preoccuparsi. Solo una storia che
fa parte del mio lavoro missionario. Venerdì sera sono stato arrestato e trattenuto durante la notte ad una stazione di polizia. Stavo partecipando ad una azione di occupazione (il sistema la chiama "invasione") di un edificio pubblico abbandonato, insieme al Movimento per l'Abitazione Popolare ed altri Movimenti Sociali affini (Senza-Tetto, ecc.) della città che lottano per il diritto alla casa. Eravamo più di mille persone, nel cuore della notte, 13 pullman e molte macchine, in pochi minuti più di 700 stavamo dentro l'edificio di quattro piani con la polizia che arrivava e assisteva senza poter fermare l'occupazione. Gli altri, fermati per un po' là fuori, entrarono poi per una porta laterale! Nello stesso momento avvenivano altre otto occupazioni in varie parti della città. Un'enorme organizzazione durata mesi e mesi. L'obiettivo principale era fare pressione sul governo statale e federale per la questione delle case popolari. Da tempo non c'é più investimento pubblico in questo settore. Solo promesse vuote. La Chiesa dà il suo appoggio logistico (riunioni, materiale, ecc.) e, al momento dell'occupazione, la presenza dei preti incoraggia molto la gente e serve da scudo in caso di conflitto con la polizia. Prima di partire abbiamo pregato tutti insieme per chiedere forza e protezione a Dio. Eravamo cinque preti presenti, ma solo io ero entrato nell'edificio, oltre a vari nostri seminaristi. Sai, quella fiumana di gente che si estendeva per la strada e entrava nell'edificio mi fece pensare all'attraversata del Mar Rosso in un'altra notte di liberazione di molto tempo fa... Bene, io con altri organizzatori restammo all'entrata per assicurarci che non succedesse niente. In quel momento mi é venuto in mente di battere una foto, da dentro l'entrata, della polizia schierata nella via davanti all'edificio. Solo in parte ingenuamente... Mi capisci. Un sergente mi si lancia contro e mi prende per la maglietta per tirarmi nella strada e prendermi la macchina. Grida tutto esaltato se sono credenziato a fare foto, ecc. ecc. Io resisto e cerco di salvare la mia macchina. Vengono altri tre poliziotti per trascinarmi fuori ma riesco e resistere un po' finché posso gettare la macchina nelle mani di uno dei nostri ragazzi. Mi arrendo e mi mettono le manette con i miei occhiali rotti in mano.
Gridano, mi
insultano e dicono che io ho aggredito la polizia! Mi fanno entrare
nel retro di una macchina della polizia e via verso la stazione. Mi
sento un po' acciaccato ma sono tutto intero. Solo qualche
escoriazione, il braccio che mi fa male e le manette che mi
stringono e tagliano i polsi. Non avevo mai provato questa
sensazione! Un po' di paura che nel cammino magari possano prendere
un'altra strada e picchiarmi o mettere nella mia borsa, che mi
avevano strappato, un'arma o della droga (queste cose succedono
sistematicamente con la polizia che ci ritroviamo). Ma avevano già
un dubbio che potevo essere un prete... Qualcuno l'aveva gridato al momento dell'arresto.
Arriviamo alla stazione e mi lasciano altri dieci minuti là dietro
mentre confabulano con la poliziotta capo della stazione (non so
come si dice; mia fortuna che era una donna). Cerco di non perdere
le lenti degli occhiali che sono uscite dalla loro sede. Mi fanno
uscire e mi tirano le manette chiedendomi se sono davvero un prete.
Dico che voglio chiamare il mio avvocato. Grazie a Dio abbiamo
accesso a avvocati dei Diritti Umani. Chiamo la Valdênia, avvocata del nostro Centro
di Diritti Umani e amica personale. É circa l'una di notte. La
capo-stazione dice che non sa cosa fare, che é nuova e non ha mai
visto un caso così! Va a telefonare a superiori per ricevere
ordini. Un poliziotto mi fa cenno di uscire per parlare con me.
Dico che resto lì, se vogliono possono parlare. Volevano già
cercare un accordo, magari chiedermi di andarmene tranquillamente.
Cominciano a capire che hanno fatto una cazzata a prendere un prete.
La polizia ha già la fama di essere violenta e arbitraria. Lo stato
non riesce a ridurre i tassi di criminalità in generale e di
corruzione della polizia. E siamo in anno elettorale!... Lo stato
non vuole questa pubblicità. Il poliziotto che mi ha aggredito ha
paura di soffrire misure disciplinari. Poi vogliono che vada
all'ospedale per il referto medico (prove fisiche...). Dico che con
i poliziotti io non vado, mi hanno già picchiato una volta! La capo
offre un segretario per accompagnarmi... ma preferisco aspettare
l'avvocata. Questa arriva verso le due con un altro avvocato già
conosciuto e il leader maggiore dell'occupazione che é amico e di
una nostra comunità. Mi sento al sicuro. Questa gente ha
un'esperienza fantastica di lotte popolari. Ne ha viste di
situazioni! Subito i poliziotti chiedono di parlare e fare un
accordo. Per farla breve... dopo due ore di trattative in varie
direzioni, decidiamo firmare un verbale che esenta sia me che la
polizia di qualsiasi ulteriore azione penale. "Io stavo sul
marciapiede davanti all'edificio e, sembrando uno dei dirigenti
dell'occupazione, sono stato invitato e seguire i poliziotti alla
stazione per delucidazioni." Più o meno così. Era arrivata
una troupe televisiva per intervistarmi ma non ho accettato come
parte dell'accordo. Il poliziotto si preoccupò molto che potessero
mostrare i segni sul mio corpo, anche se non molto significativi.
Per noi l'obiettivo principale era già raggiunto: dar
maggior risalto al movimento popolare attraverso l'arresto di un
sacerdote (sulla scena c'era un fotografo del maggior giornale del
paese che batteva foto! Poi é arrivato anche lui alla stazione
perché gli hanno rotto la macchina e il poliziotto, lo stesso, si
é ferito un dito nel conflitto!). E la polizia ne usciva senza
maggiori conseguenze. Arrivarono a implorare la nostra comprensione.
Verso le 4 del mattino stavamo conversando tranquillamente e
anche ridendo insieme. Il poliziotto di nome Giusti, di origine
italiana, si dice cattolico e che ora ha un problema di
coscienza per aver aggredito un prete! Lo perdonerei? Dico che ci
penso su. Lui non deve rispettarmi perché sono un prete ma perché
sono un cittadino, un essere umano. Lui deve rispettare
le persone indipendentemente dalla funzione o dalla classe
sociale. Abbiamo discusso abbastanza. La capo-stazione dice che
sarebbe contenta di aiutare i nostri bambini poveri nella periferia!
Con una stretta di mano generale e le proteste di perdono sincero al
poliziotto, lasciamo la stazione. Sento ancora abbastanza
dolore nel braccio e in varie parti ma sto bene. Torniamo al luogo
dell'occupazione e sono ricevuto come un eroe. Tutti vengono a
complimentarmi e chiedermi se sto bene. Vogliono sapere com'é
andata. La polizia se n'era andata. Veniamo a sapere che tutta la
polizia si era ritirata non molto tempo dopo il mio arresto.
Dall'alto c'era stato qualche ordine di evitare a tutti i costi
altra violenza. Rimango ancora fino alle sei bevendo caffè e
parlando. Poi vado a casa perché ho un giorno di lavoro davanti.
Ieri, domenica, sono tornato là a celebrare con loro per la
giornata della mamma. Dico alla gente che per me é stato un onore
essere arrestato in nome della loro lotta. Che non merito
l'attenzione perché sono loro che portano avanti il movimento
giorno dopo giorno. Dico che nella mia borsa c'erano due cose (ma
nessuna arma!): la Bibbia e il cappellino del MST (Movimento dei
Senza Terra). La mia maglietta diceva, citando una canzone molto
conosciuta: "Todo artista tem que ir aonde o povo está" -
ogni artista deve andare dove si trova il popolo - Così pure
il prete deve stare dove il popolo sta, dove la gente povera lotta,
soffre, si organizza, sogna un mondo più giusto e umano. Applausi.
Chiedo che diano un applauso molto più forte a se stessi e al
Movimento. Preghiamo insieme per le mamme che stanno lì (alcune
incinte, altre coi bambini, varie vecchie...) e tutte le mamme che
lottano per la vita non solo dei loro figli ma anche dei figli
degl'altri. Da quella notte la polizia era tornata appena per sapere
se c'era bisogno di qualcosa, se andava tutto bene... I giornali e
la TV riportano i fatti. Parlano del prete arrestato. C'é una foto
su un giornale mentre sono ammanettato. Ricevo telefonate per
dare interviste, e soprattutto di congratulazioni di varie persone,
cominciando col mio provinciale e altri confratelli. Fa piacere.
Nessuno mi ha detto ancora se sono matto o cosa!.. Tutti vogliono
visitare l'occupazione, incluso il nostro vescovo. Durerà fino a
mercoledì. É partita una commissione per negoziare in Brasilia col
governo federale. Ora vado al consiglio provinciale fino a giovedì. Usate
pure questo materiale come volete ma solo dopo aver in qualche modo
messo a parte mamma e papà. Ricordatevi
che sono molto prudente e non corro rischi inutili. Ciao, Renato |
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