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Anche
il G.I.M., come Giovani
che si
Impegnano
in prima persona per
la Missione,
non poteva starsene fuori!
Eravamo
a Genova (clicca
qui per approfondire con
il nostro speciale)
e
abbiamo continuato, assetati di pace e di
giustizia, fedeli al Vangelo
della Nonviolenza Attiva, sempre dalla parte degli
impoveriti e degli esclusi. |
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Il
Forum alla Fortezza da Basso, subito ribattezzata la
"Fortezza de Los de Abajo", è stata la festa
della politica che riprende a vivere dal basso. In molti
crediamo che non si tratti di una manifestazione come tante
altre: stiamo vivendo un pezzettino di storia, quella vera,
quella intessuta dai corpi e dai sogni della gente, oltre le
parole e i progetti di pochi potenti.
Abbiamo
incontrato tanti giovani, ci siamo finalmente sentiti
europei (così come ci era successo a
Taizè), sentiamo sulle spalle la responsabilità di
agire e proporre il nostro sogno di Europa, di convivialità
delle differenze, di accoglienza e predilezione per i più
poveri, di opzione decisa per la pace e la
nonviolenza:
E
ORA TOCCA A NOI ! |
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Raccogliamo
qui sotto alcuni contributi di amici del G.I.M. e del
Postulato comboniano presenti a Firenze: è il punto
di vista critico e vivo di chi c'è stato e si è caricato
di entusiasmo e responsabilità.
L'articolo
di Andrea, Erika e Andrea: "Colpiti dai
colori", il punto di vista ricco e creativo di
parte del G.I.M.
Una riflessione di
Diego, che ha partecipato alla giornata
di giovedì, con la mattinata di conferenze e il pomeriggio
nei workshops tematici:
Un
contributo di
Filippo, che ha partecipato alla
conferenza su Informazione e Comunicazione, tema chiave su
cui si riflette a partire da Porto Alegre: offriamo nel
nostro sito questa sintesi dei contenuti trattati.
Una
proposta di Leo ('il
profe'): Stiamo peccando di poco racconto!
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Colpiti
dai Colori
…Firenze,
mattina di sole quella del sette novembre. Due simpatiche
vecchine cariche delle loro compere, all’ombra della
Cupola del Brunelleschi dialogano qui come in qualunque
piazza d’Italia.
“Rosa
hai visto?”
“Cosa
devo aver visto, Annamaria?”
“Eh,
sono arrivati, quelli della televisione, i no global!”
“Ah
sì… Beh, pensati che ieri ne ho visti anche io un paio.
Erano in coda al supermercato…
hanno
pagato, sai!”…
Boom…colpiti
dai colori. Bello, bellissimo: cozzano insieme l’arancione
degli olandesi con il nero degli indipendentisti sardi,
l’azzurro del cielo e la bianca richiesta di pace sugli
zaini, la convivialità delle differenze sulle sciarpe di
resistenza degli indios equadoregni, ed ancora lo sventolio
dei colori dell’arcobaleno delle bandiere della pace. Poi
il rosso ad impregnare ed imperare su tutti… tanto, tanto
rosso!
Sono
proprio loro, i bistrattati da ogni talk show che si
rispetti, i giovani ad avvolgersi ed ad avvolgere con questa
tempesta cromatica.
Finalmente
dentro all’European Social Forum di Firenze; subito pochi
minuti di smarrimento nel crogiuolo voci: quale conferenza
scegliere? Chi ascoltare? Parleranno italiano? Dove sarà il
Palaffari?
3,
2, 1…immersione.
Scegliamo
di seguire un incontro sul neoliberismo: si dibatterà a
proposito dell’oppressione economica esercitata e vissuta
dall’Europa. L’Auditorium sembra non poter contenere
tutti. Al microfono si alternano cinque relatori:
rappresentano cinque paesi diversi, cinque storie diverse,
ci regalano cinque punti di vista diversi: c’è chi narra
del proprio vissuto, c’è chi si impegna per tracciare un
futuro diverso. Naturalmente non si parla solo italiano (eh,
boia!), ma siamo riusciti a vincere la lotteria dei
traduttori “a cuffiette”.
Molta
è la carne al fuoco: il terreno di chi ascolta è fertile,
i semi sono diversi e il solco degli aratri continua a
distruggere l’attuale politica ed economia internazionale:
si vuol tentare di rendere fertile con la linfa della
giustizia la nostra terra. Forse troppi e diversi sono le
sementi che giungono alla platea, e dunque non sempre alla
fine il raccolto può essere fruttuoso; rimane indubbiamente
uno dei punti deboli del movimento: spesso
indiscriminatamente contro “qualcosa” o “qualcuno”,
poco concreto e convincente nel costruire
“l’alternativa” che tutti invochiamo. La causa è
tuttavia lampante: quante e quanto diversificate sono le
anime del movimento dei movimenti?
Eppure
sono la sua ricchezza, perché si deve dialogare, si deve
trovare una via comune, si deve crescere insieme attraverso
le lotte comuni, nelle comuni convinzioni e rivendicazioni.
Firenze è stato questo.
Termina
il suo intervento il giovane prof. Brancaccio, economista
napoletano di Attac: a lungo sottolinea l’importanza della
creazione della cosiddetta “Tobin Tax”, dal nome del suo
ideatore, ma soprattutto indica a tutto il movimento la
necessità reale e prioritaria di concentrarsi su una
proposta comune, per cogliere frutti dolci per tutti. A tal
proposito indicava come possibile rivendicazione plenaria la
riduzione dei tassi di interesse bancario fino allo 0%.
Facile? Difficile? Impossibile? La platea in fermento coglie
tutta la forza e il valore della provocazione.
Ora
tocca all’ampio spazio riservato agli interventi del
pubblico: un’iniziativa importante tesa a sottolineare
quanto il tentativo di costruire un futuro diverso tragga
origine dalle idee di tutti, dalle perplessità di tutti,
dalle illuminazioni di tutti e dalla voglia di tutti di
lottare a favore di una nuova giustizia.
Sono
interventi internazionali, trattano temi forti:
“Ricordiamoci dell’ambiente!”, “Non possiamo
dimenticare la sofferenza dell’Africa!”, “Con chi
identificarci nella politica d’oggi?” (già, con chi???,
ndr). Ma c’è anche spazio per simpatia e teatralità:
con il sorriso sulle labbra, alla ribalta sale un anziano
fiorentino che subito si lancia in una lunga ed appassionata
arringa contro i Berlusconi e i D’Alema che oggi sono
tanto innamorati del loro potere. È un’ovazione, una
standing ovation.
L’assemblea
si scioglie per il pranzo. Resa pace allo stomaco, eccoci
pronti ad immergere le nostre anime assetate nuovamente
nella Fortezza da Basso. Il pomeriggio è un fiorire di
microconferenze, i seminari, che toccano i temi più
disparati (dall’Europa vista con occhi africani alla
comunicazione e i mass media, passando per la democrazia e
lo sviluppo in America latina…), ma è anche il momento
migliore per affollare gli stands delle varie associazioni e
gruppi, così vivi e pieni di quei giovani capaci ancora una
volta di rivelare la loro voglia di azione, veri
“agenti” (dal latino agens!!!) del movimento. Si respira
a pieni polmoni il desiderio di esserci, di dire la propria,
di posare il proprio mattoncino per la casa di tutti.
Una
casa che dovrà essere senza dubbio spaziosa e capace di
resistere a qualche piccolo scossone; come, infatti sarà
possibile conciliare le iniziative dei nonviolenti con i
baschi dell’ETA? Come venire incontro alle pur giuste
rivendicazioni dei guerriglieri FARC della Colombia, senza
dimenticare l’urlo di tutto il sangue che versarono e che
continuano a versare? Esiste veramente uno sviluppo
ecosostenibile? Ed una globalizzazione sostenibile? Come e
dove farci ascoltare (impossibile infatti prescindere dagli
organi democratici)?
Sono
queste le risposte che urgono per il movimento. Firenze ha
risposto agli interrogativi lasciati da Genova e Seattle: la
violenza non è il nostro linguaggio. Le nuove domande
urgono di risposte per continuare a crescere in credibilità
e concretezza, e forse non possiamo permetterci si attendere
il prossimo European Social Forum di St. Denis (poco fuori
Parigi, ma non ci metteremo mica a distruggere la Torre
Eiffel???) dal 12 al 16 novembre del 2003.
Andrea & Erika
& Andrea
PS: Andrea,
Erica e Andrea sono personaggi realmente esistiti e questa
avventura non è frutto della loro fantasia. Ci sono
testimoni autorevoli che posso confermare (quasi) tutto
quello che queste righe riportano, tra loro ricordiamo frate
Claudio, Diego, Manuel e tutta la compagni del pulmino
bianco. Andrea in particolare ringrazia padre Dario che in
questa avventura l’ha trascinato con tanto entusiasmo.
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Un'altra
Europa è possibile

un’altra Europa c’è!
Ho
avuto la fortuna di andare a Firenze, giovedì scorso. Sono
andato per curiosità, fondamentalmente: volevo vedere,
rendermi conto di cosa si parla quando si parla di Social
Forums vari, di sociale, di incontri fra movimenti.
Sono stato contento di esserci
andato, anche se posso dire di non aver visto NIENTE di
tutto ciò. Si, perché non ho affatto visto quel
Social Forum, quel sociale e quei movimenti di
cui si parla. Non ho visto niente di tutto quello che spesso
è descritto dalle “nostre” (si fa per dire…) TV,
dalle radio, da noi stessi quando discutiamo.
Non ho visto - e mi sembra di
non essere stato l’unico - neppure i violenti, cioè la
contraddizione.
Ho visto persone di diverse nazioni, quindi con
storie diverse, credere nelle stesse risposte e proposte di
pace intesa come de-militarizzazione, neutralità, non
intervento, conversione delle strutture e dell’economia
militari: a dirlo gli applausi di un unico popolo, fatto di
Greci, di Italiani, di Francesi, Inglesi, Tedeschi, Curdi,
Honduregni…
Era la convivialità delle
differenze, che a pensarci un po’ ricorda molto
intensamente la Pentecoste (At 2,1-13).
Ho sentito una donna, curda,
madre, con un cuore tanto grande da farci stare dentro il
dolore per i due figli uccisi e mai seppelliti
e il desiderio di lottare per la pace, il fiato per
urlare “mai più violenza”. Lei sa per chi lo sta facendo.
Ho
sentito molte donne parlare e testimoniare l’impegno,
perché l’altro mondo, quello che vogliamo costruire, non
è quello di questa politica, il mondo dei forti, ma è
democratico, un mondo dove c’e posto per tutti, senza
distinzioni.
Purtroppo, ho visto
gente che fa i soldi con le kefia,
con le magliette e con le bandiere del CHE, o con le magliette di
chi si dice comunista o antiberlusconiano. Molti di loro,
forse, non sono andati là che per vendere… Ma voglio
credere che, per fortuna, la mela del Social Forum è ancora
troppo grande per il verme.
Ho visto la profonda
contraddizione di chi crede nel rispetto della vita degli
altri, degli ultimi, nella pace, ma non rispetta se
stesso/a, dandosi al “fumo”.
Ho visto una suora:
forse qualcuno ne ha viste altre: lo credo!
Ho visto e sentito diverse
persone incontrarsi perché credenti nello stesso Dio e
dirsi che insieme possiamo il dialogo fra confessioni
Cristiane per scoprire meglio chi siamo e a che “regno”
siamo chiamati, che siamo un unico popolo.
Per la prima volta ho sentito
parlare di una CHARTA OECUMENICA, sottoscritta anche dai nostri vescovi,
nella quale le Chiese europee si sono impegnate al
confronto, per un arricchimento di tutti e di ognuno. Questa
charta (una ventina di pagine) parla anche di tre obiettivi:
comunione con l’ebraismo, relazione con l’Islàm,
incontro con le altre religioni.
Ho visto i pulmini della
Rai e della Mediaset, ma i loro giornalisti con tanto di
telecamere mi sembra siano stati più fra la folla in mezzo
alla fortezza, che dentro ai padiglioni: forse hanno più
bisogno di condurre loro il discorso, intervistando i
passanti, che di sentire
e dare voce ai testimoni e profeti.
Ho visto una giornalista nel
convegno cui ho partecipato il pomeriggio: con se aveva
“solo” carta e penna…
HO VISTO migliaia di persone,
tante, diversissime fra loro, molte venute da lontano, per
trovarsi attorno agli stessi sogni: la
PACE, lo SVILUPPO SOSTENIBILE, insomma, la GIUSTIZIA per
tutti. Si diceva un’altra Europa è
possibile sapendo che un’altra Europa
significa anche un altro Mondo.
Da giovedì mi è più facile credere che un’altra Europa e un
altro Mondo sono possibili: li ho visti!! Per ora sono
ancora un seme: sta ad ognuno di noi farli crescere.
Dièq
(Pd)
ciaodiego@yahoo.it
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Informazione e Comunicazione al tempo
della Globalizzazione
Sintesi a
margine dei contributi di Luciana Castellina (Rifondazione
Comunista), Rajner Rilling (Rosa Luxembourg Found),
Giulietto Chiesa (La Stampa), Silvestro Montanaro (documentarista
RAI), Pierluigi Sullo (Carta), Roberto Savio (International
Observatory on Media and Information), Joe Palmieri (La
Penelope), Miriam Giovenzana ( Altraeconomia) al Forum
Sociale Europeo di Firenze.
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ANALISI
Distinzione
tra Informazione e Comunicazione:
*
INFORMAZIONE:
Struttura verticale dove giornalisti inviano dati a
ricettori che non sono in grado di reagire.
I
valori professionali ispiratori sono solo di mercato:
ü
Si dà rilievo alla notizia che passa:
eccezionale, spietata, ciò che è conosciuto (quindi tutto
su Bush e niente su altri Presidenti sconosciuti), che
riguarda l’immediato vicino a noi. Sono i criteri per VENDERE,
non sono valori per una migliore informazione e per una
crescita civica della popolazione.E’ informazione
orientata all’avvenimento e non al processo, lettura
organica e profonda, che vi è dietro.
Es. Usa: 2300 quotidiani hanno meno di 1 pagina di politica
estera; solo 7 hanno almeno due pagine
Informazione
è in declino: giornali scendono ogni anno dello 0.8% in
circolazione. Solo il 17% al mondo con meno di 23 anni ha
comprato un quotidiano.
*
COMUNICAZIONE:
Struttura orizzonatale, processo vero di ricezione e
trasmissione. Internet come mezzo di comunicazione, dove
ricevi e puoi inviare.
I
valori su cui la gente si incontra sono :
1.
Diritti umani
2.
Libertà e Democrazia
3.
Sviluppo
4.
Donna
5.
Ambiente
Ci
si incontra quindi aggregandosi sui temi
I
mezzi di comunicazione sono così potenti perché è molto
sentita:
1.
Necessità
di capire cosa succede
2.
Comprendere
il mondo moderno nella sua complessità
Oggi
la loro influenza è incredibile, possiamo definirlo il 4°
potere ( dopo quello legislativo, giudiziario, esecutivo)
Caratteri
distintivi di Informazione e Comunicazione
Es.
Impero Americano dove 7
Corporations controllano tutta l’informazione e le
immagini.
Es.
Audiovisivi – Il mercato degli audiovisivi in Europa è
occupato per il 77% dalla produzione di Hollywood, dal 7-8%
dell’Europa occidentale, 0,054 dell’Est Europa
Prende
piede la Colonizzazione culturale.
Es.
In America fenomeno dell’autoconsumo della propria
cultura: il 97% dei film sono americani, non colgono niente
di quello che viene da fuori, non si ha visione plurale del
mondo. Teoria delle nicchie : si producono programmi
etnici che non favoriscono altro che che enclaves
subalterne…l’obiettivo è invece il contributo di
ogni cultura a costruire l’Universale, che non è
quello del mondo occidentale ma è dato dall’incontro
degli universali culturali. Valutare quanta informazione
viene dall’Africa, Asia, America Latina. Se non
abbiamo questo flusso di notizie non riusciamo a capire come
va il mondo.
Es.
Pubblicità come “arte di bloccare l’intelligenza
abbastanza a lungo termine per trarne un guadagno”. ¾
della spesa globale in pubblicità finisce in 20 società
che si occupano di media.
Quando
la stampa è nelle mani delle multinazionali allora la sfera
pubblica finisce per essere un mercato come un altro, che
cura interessi particolari
Es.
Media americani dopo 11 settembre: demarcazione tra chi sta
con loro o contro di loro
-
CONTROLLO
SOCIALE : i media amplificano i fenomeni di
esclusione in modo da tenere sotto controllo i gruppi
devianti, attivisti, sindacati che contribuiscono a
creare consenso sociale su idee e comportamenti da
coordinare. La Legge e l’opinione pubblica normalmente
decidono il consenso sociale su ciò che si deve fare e
questi si influenzano proprio con i media per inculcare
idee e sensazioni. Egemonia culturale garantita
attraverso i media. E’ attraverso i flussi
comunicativi, che per il 98% passano attraverso i
palinsesti televisivi di tutto il mondo che passa la
cultura, lo stile di vita, le tendenze della società,
la moda. Es TV : oggi è intrattenimento che fa
assorbire idee senza saperlo: cultura dell’apparire,
edonismo, successo, sesso, soldi. Ci rende passivi,ci
conforma alle idee che ci vogliono far passare, annienta
il senso di Responsabilità civile
-
MERCIFICAZIONE
DELL’INFORMAZIONE : la Globalizzazione del
profitto ha portato oggi a sostenere anche per le
informazioni la stessa logica delle merci: teoria dei
vantaggi comparati, cioè si produce e ci si specializza
dove si ha un vantaggio comparato rispetto ad altre
zone, cioè dove è più conveniente produrre. Non
possiamo mettere sullo stesso piano le merci e le
informazioni, le quali contribuiscono a creare il
tessuto socio-culturale di popoli e nazioni. L’unico
interesse è quello di fare soldi, non c’e un
interesse generale per il bene comune. Oggi possiamo
parlare di Mcdonaldizzazione della Cultura, che
è omologazione, chiusura a riccio sulla propria
cultura.
A.Touraine,
sociologo francese la chiama Revival Tribale, che è altra
faccia della globalizzazione
Cospirazione
tra giornalisti e chi possiede i media, visto che questi
favoriscono gli interessi di coloro per cui lavorano:
cultura aziendale e di profitto della informazione.
COME
USCIRNE?
Resistenza:
ü
Rafforzare le reti
ü
Rendere visibili le sacche di resistenza
ü
Creare Senso di Comunità
ü
Consapevolezza del potere che abbiamo nelle
mani di diventare società civile globale
ü
Lavorare insieme e trasmettere i valori della
nostra tradizione civile
ü
Sanare la frattura tra Informazione e
Responsabilità
Controffensiva:
ü
Controinformazione: e’ necessario far
crescere la società civile proprio a partire da un'altra
informazione
ü
Dobbiamo occupare lo spazio della politica
vera che è stato lasciato dai media, ed è divenuto
sottoprodotto della televisione.
Cambiare
il modo di pensare l’informazione, non solo la
controinformazione! Ripensare la Politica in modo diverso,
recuperare la nostra Sovranità e accompagnare ogni atto
politico con atti comunicativi per farli conoscere. Dobbiamo
fare analisi del problema mediatico.
Es.
Megachip: associazione per analisi, ricerca e critica sui
media.
Es.
International Observatory on media and information:
struttura nata a Porto Alegre che salvaguarda la funzione
etica e difende il diritto di tutti all’informazione
corretta
ü
Creare condizioni perché tutti possano
accedere agli strumenti per esercitare la democrazia, a
cominciare dalle radio e dalle tv comunitarie e rivendicando
la par condicio per un’informazione che ci permetta di
diventare cittadini globali e non sudditi, ad esempio
utilizzando parte degli aiuti umanitari alla società civile
e all’informazione indipendente dei paesi poveri e in via
di sviluppo
E’ urgente creare Modelli economici fondati su Economie Popolari basati
sull’idea dell’Orizzontalità e non della Verticalità
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Narrare Firenze: una proposta (di
Leonardo)
Raccontare Firenze, raccontare il forum sociale europeo coi
nostri occhi e le nostre parole, è più che un dovere: è
una necessità. Dopo la mattanza di Genova è nata spontanea
la voglia, la necessità di raccontare, narrare, tramandare
quelle giornate di luglio. Perché? Perché si doveva fare.
Perché era l´unico modo per reagire alla violenza, perché
le vite spezzate e violentate non lo fossero state in vano.
Ora abbiamo bisogno di narrare Firenze e tutto quello che
è stato. Ognuno deve farlo, però, da un osservatorio
particolare, da se stesso. Dopo Firenze si è parlato poco
di quello che è stato il forum, del suo popolo, dei suoi
contenuti. Anche noi stessi da dentro il movimento (dove
incomincia il movimento? e dove finisce?) stiamo peccando di
poco racconto. Lo so che non ci danno il tempo di respirare
-gli arresti di Cosenza, quelli di Genova, le indagini di
Trento, l´archiviazione dell´omicidio di Carlo, il tentato
golpe in Venezuela, la guerra imminente, e tante altre cose-
ma dobbiamo riuscire a farlo. Dobbiamo riuscire a farlo
perché le storie ed i contenuti di Firenze sono storie e
contenuti che "passano", che risvegliano le
coscienze, poiché sono costruiti con la pratica del buon
senso e della dignità.
Non credo, poi, che serva essere chissà chi per poter
alzare la mano e chiedere la parola. Essere noi stessi sarà
più che sufficiente. Tutti quelli di noi che erano là in
quei giorni , ed anche quelli che non c´erano, hanno almeno
cento piccole storie da raccontare, beh chi non c´era forse
solo novantotto. Raccontiamole.Raccontiamocele.
In
quei cinque giorni sono capitate tante cose, non basterebbe
una vita per sfiorarle tutte. Pensate solamente agli amori
nati, ai baci scambiati, alle risate ed ai sorrisi.
Una sensazione però va ricordata, è una mia sensazione che
ho ritrovato anche nei racconti di alcuni amici. In quei
giorni abbiamo davvero vissuto un altro mondo, non più
solamente "possibile", ma vivo in mezzo a noi.
Erano cadute le barriere di difesa sociale. Quelle barriere
che ci dicono inconsce. Quelle che fanno si che, in autobus,
una toccatina al portafoglio gliela diamo sempre, così per
controllare se c´è ancora. Quelle che ci fanno diffidare
di ogni sconosciuto che incontriamo (che cosa vorrà mai da
me questo?). Quelle che ci fanno essere un insieme, una
moltitudine, di singoli individui e non una comunità con
mille e mille differenti volti. A Firenze lo siamo stati una
comunità, con mille e mille differenti volti. Durante la
manifestazione mi sono trovato, assieme a Mariella, dietro
al camion dell´associazione Aprile, quella per il
rinnovamento della sinistra. Sopra c´era un banda che ha
suonato per tre o quattro ore a fila. A portata di braccio
alla mia destra c´era un tipo con la calottina della CGIL,
subito avanti un tale della Rete di Lilliput (il palloncino
che gli volava sopra la testa non lasciava dubbi) che,
stando a quello che portava scritto sullo zaino, era
cittadino di un mondo nuovo, aveva 48 anni, era di Trento e
di cognome faceva Roma, o viceversa. E tutti insieme (io,
Mariella, CGIL, il lillipuziano e qualche altro centinaio)
abbiamo ballato al ritmo di "Sarà perché ti
amo". Sì, quella dei Ricchi e Poveri, quella "e
vola vola di qua/sempre più in alto si va/e vola vola più
su/eccetera", quella che non mi sarei mai sognato di
ballare in una manifestazione.
Ma anche questo superare le convenzioni è costruire la
pace. Adesso arriva la proposta, che poi l´ho già fatta
sopra. Raccontiamocele `ste storie, brevemente, e
pubblichiamole qui sul sito, facciamole circolare, potremmo
anche farne una piccola pubblicazione autoprodotta, un
libricino, un video, basta un po' di fantasia.
Raccontiamocele e scambiamocele fra noi così da poterne
raccontare di nuove ad amici e conoscenti per tessere con
tanti sottilissimi fili colorati uno splendido nuovo arazzo
di pace. Mi prendo il compito di smistare il materiale. Chi
volesse raccontare può scrivere a al_margine@libero.it,
riscrivo per sicurezza al_margine@libero.it
Incomincio io.
La signora Iolanda
Mercoledì 6, primo pomeriggio. Ero già stato alla
fortezza ad annusare l´aria, ci stavo tornando dopo aver
depositato lo zaino nel posto dove dovevo dormire. Ero alla
fermata dell´autobus e sfoggiavo sopra il maglione, in
bella vista, il pass rosso di delegato. Dovevo aspettare
quindici minuti, con me aspettava una donna che guardava con
insistenza il cartoncino rosso che mi pendeva dal collo. Si
avvicina e incomincia a raccontarmi il suo punto di vista
sul forum. E´ orgogliosa di ospitarci e mi assicura che
Firenze non è mai stata così bella come in quei giorni. Mi
racconta la sua resistenza contro tutti i disfattisti che ha
incrociato nella settimana precedente, mi confida che ha
tanta fiducia per il futuro suo e dei suoi figli e che
questa fiducia le viene proprio da gente come chi è lì per
il forum (mi commuovo). Scopriamo di essere quasi
conterranei, suo marito è di Marradi (quasi Romagna), e di
avere interessi e passioni comuni. Scopro, basito, che ha l´età
di mia mamma e che «se non ci fosse stato lei per
chiacchierare un poco non avrei aspettato un quarto d´ora,
sarei andata a prendere un altro tram alla fermata dietro l´angolo».
Appena l´autobus numero 7 appare dalla strada che scende da
Fiesole mi chiede se mi piace Vasco, Vasco Rossi, perché a
lei piace tantissimo anche più che a suo figlio. Se l´autobus
avesse ritardato qualche minuto avrei rimediato un invito a
cena per la serata. Quando a metà del tragitto che ci
separa dalla fortezza la signora Iolanda scende mi augura
buon lavoro. Il forum sociale europeo non poteva cominciare
meglio.
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