Appello alle comunità cristiane
"Dacci oggi la nostra acqua quotidiana"
“Donna , dammi da bere!” chiede
un Gesù, stanco ed assetato, a una donna samaritana, nel Vangelo letto
in questa terza domenica di Quaresima, in tutte le Chiese cattoliche del
mondo.
“Dateci da bere!; gridano oggi
milioni di impoveriti. In un Pianeta , dove la popolazione sta
crescendo e l’acqua diminuendo per il surriscaldamento, quel “dateci da bere!”
, diventerà un grido sempre più angosciante. Nei volti di quelli
assetati, noi credenti vediamo il volto di quel povero Cristo che ci
ripeterà:”Avevo sete….e non mi avete dato da bere!.”

E allora, come mai le comunità cristiane non hanno protestato coralmente e alzato la voce, quando il nostro Parlamento (primo in Europa!) ha votato il 19 novembre 2009 la legge Ronchi, che dichiara l’acqua un bene di rilevanza economica?
Per noi cristiani l’acqua ha un enorme
valore simbolico e sacramentale. E’ stato lo stesso Papa Benedetto XVI
ad affermare nella sua enciclica sociale Caritas in veritate
che l’acqua è un diritto fondamentale umano.. Per questo è ancora più
sorprendente il silenzio dell’episcopato italiano sulla privatizzazione
dell’acqua nel nostro paese. L’insegnamento papale è stato invece
ripreso sull’Osservatore Romano, in un articolo per la Giornata
Mondiale dell’Acqua ( 22 marzo 2011) di Gaetano Vallini, dal titolo :”Una ricchezza da sottrarre alle leggi del mercato”-
“In Italia si voterà un referendum che chiede di evitare di
intraprendere la strada verso la privatizzazione dell’acqua – afferma
Gaetano Vallini. Un referendum che ha visto impegnate anche alcune
realtà ecclesiali nel comitato promotore, segno dell’attenzione del
mondo cattolico verso un tema delicato e cruciale. Si tratta di
un’attenzione quasi insita nel DNA dei credenti.”
Di fatto, nel Comitato Promotore per il
referendum ci sono settori ecclesiali:la diocesi di Termoli, gli
istituti missionari italiani, le ACLI e l’Agesci. Ma anche la Rete
Interdiocesana Nuovi Stili di Vita sta promuovendo una campagna per il
tempo di Pasqua sull’acqua come dono di Dio e bene comune, firmato da 24
diocesi e 5 uffici diocesani, sottolineando “sarà importante,
quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla
gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e
diritto universale, evitando una merce privata e privatizzabile.”
Come cristiani non possiamo accettare la
legge Ronchi, votata dal nostro Parlamento(primo in Europa)il 19
novembre 2009, che dichiara l’acqua come bene di rilevanza economica.
Per questo, alla vigilia del referendum,
ci appelliamo a tutte le comunità cristiane perché si impegnino,
insieme a tutti i cittadini, in questa fondamentale sfida referendaria.
Ci appelliamo nuovamente alla Conferenza Episcopale italiana perché aiuti i credenti a capire che l’acqua è un bene di non rilevanza economica, e che dobbiamo togliere il profitto dall’acqua. E su queste due domande si fonda il referendum del 12 e 13 giugno.
Ci appelliamo ai sacerdoti e ai
catechisti perché proclamino nelle omelie, nelle celebrazioni e nelle
catechesi il valore sacrale dell’acqua.
E ci appelliamo a tutti i cristiani
perché si impegnino a difendere “sorella acqua” come diritto
fondamentale umano e a far nascere una cultura di profondo rispetto e
risparmio di un bene così prezioso e così scarso.
Inoltre , sollecitiamo tutte le comunità
cristiane a promuovere momenti di incontro, di riflessione, di
approfondimento sull’acqua come bene comune e diritto fondamentale,
grande dono di Dio che non può mai diventare merce.
Pochi hanno espresso così bene questa
visione cristiana sull’acqua come il vescovo cileno Luis Infanti della
Mora nella sua lettera pastorale Dacci oggi la nostra acqua quotidiana.:”La
crescente politica di privatizzazione è moralmente inaccettabile quando
cerca di impadronirsi di elementi così vitali come l’acqua, creando una
nuova categoria sociale: gli esclusi. Alcune imprese multinazionali che
cercano di impadronirsi di alcuni beni della natura e soprattutto
dell’acqua, possono essere padrone di questi beni e dei relativi
diritti, ma non sono eticamente proprietarie di un bene da cui dipende
la vita dell’umanità. E’ un’ingiustizia istituzionalizzata che crea
ulteriore fame e povertà facendo sì che la natura sia la più sacrificata
e la specie più minacciata sia quella umana, i più poveri , in
particolare.”
Padre Alex Zanotelli
Napoli, 3 aprile 2011