Il
Signore trovò il suo popolo in terra deserta, in una landa di
ululati solitari.
Lo
circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio.
Come
unÂ’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati,
egli
spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali.
(Dt 32,10-11)
Come
sempre, partiamo da Dio per capire meglio la nostra umanità .
La
tenerezza e la decisione, la vigilanza e lÂ’educazione, la
maternità e la paternità si fondono in questi due versetti.
Insomma:
l’identità femminile e maschile si uniscono, perché il loro
unico senso è prendersi cura della vita.
Contemplare Dio ci provoca a non fermarci sulle nostre caratteristiche di
uomini e donne: quanti blocchi, pregiudizi, equilibri disumani di
potere nel rapporto uomo-donna, in famiglia, nella società , oggi,
nella nostra storia, nella cultura di tanti popoliÂ…
Ci
sono situazioni in cui la tradizione diventa un blocco; persone
che vivono quasi imprigionate, perché lo schema impone che tutti
i privilegi siano degli uomini.
In
parallelo, alcune donne vivono ancora intimidite o soggette
all’autorità senza sollevare la testa. Oppure, si esaspera il
conflitto, ci si scaglia gli uni contro gli altri.
Oggi,
che ci diciamo rispettosi delle differenze, in molti affrontiamo
ancora un tema delicato e profondo come quello dellÂ’omosessualitÃ
solo dal punto di vista dellÂ’umorismo o del pregiudizio che
esclude e allontana.
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Guardiamo
a Dio, cerchiamo in lui, di nuovo, la nostra immagine più
autentica. Rembrandt ci aiuta, nel suo quadro “Figlio
Prodigo”, con il dettaglio commentato da Nouwen:
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“Le
mani sono molto diverse tra loro. La mano sinistra, posata sulla
schiena del figlio, è forte e muscolosa. Le dita sono aperte e
coprono gran parte della spalla destra del figlio prodigo. Posso
intuire una certa pressione, specialmente del pollice. Quella mano
sembra non soltanto toccare, ma anche, con la sua forza,
sorreggere. Anche se la mano sinistra del padre si posa sul figlio
con una certa delicatezza, è una mano che stringe con energia.
Come è diversa invece la mano destra! Essa non sorregge né
afferra. EÂ’ una mano raffinata, delicata e molto tenera. Le dita
sono ravvicinate e hanno un aspetto elegante. La mano è posata
dolcemente sulla spalla del figlio. Vuole accarezzare, calmare,
offrire conforto e consolazione. EÂ’ una mano di madre. (Â…)
Appena mi sono reso conto della differenza tra le due mani del
padre, mi si è dischiuso un nuovo mondo di significati. Il Padre
non è semplicemente un grande patriarca. E’ sia una madre che
un padre. Tocca il figlio con una mano maschile e con una
femminile. Lui sorregge, lei accarezza. Lui rafforza e lei
consola. EÂ’ dunque Dio, nel quale sono pienamente presenti
l’esser-uomo e l’esser-donna, la paternità e la
maternità . Quella mano destra delicata che accarezza,
evoca, secondo me, le parole del profeta Isaia: «Si
dimentica forse una donna del suo bambino, così da non
commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se ci
fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti
dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle
mie mani» (Is 49,15).
Il mio amico Richard
White mi ha fatto notare che la mano femminile e carezzevole del
padre è in corrispondenza con il piede nudo e ferito del figlio,
mentre la forte mano maschile è in corrispondenza con il piede
che calza il sandalo. EÂ’ troppo pensare che una mano protegge il
lato vulnerabile del figlio, mentre lÂ’altra rinvigorisce la sua
forza e il suo desiderio di migliorare la propria vita?”
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Fatti
a immagine e somiglianza di un Dio che non si vergogna di essere
Padre e Madre assieme, perché vuol raddoppiare la sua
attenzione per la vita.
La
vita è al centro: proprio il figlio sofferente ritornato è ciò
che costringe Dio a togliere le sue mani da sotto il mantello!
Quindi prima di tutto viene la vita, la vita che mi scorre attorno
in cerca di un abbraccio, e poi le differenze attraverso cui
prendersene cura.
E
a noi cosa succede, invece?
Forse
a te capita di isolarti nella tua identità , per timidezza o
povertà di cuore. Forse lo “spirito del branco” o una
delusione cocente del passato ti rinchiudono nel tuo gruppo, e
perdi la ricchezza dellÂ’incontro con lÂ’altro sesso.
Oppure
col sesso ci giochiamo, e allora bruci in una tappa affrettata e
vuota quello che poteva essere un incontro di vita: per te la
parola “relazione” si riduce (scusate) …ad un incastro.
Ci
sono anche quelli che si sentono eternamente incompleti finchè
non trovano l’altra metà , e la loro ansia tradisce uno spirito
spezzato, non integro, zoppo.
In tutti questi casi il nostro corpo, la nostra esistenza è come
un manichino, sterile e bloccato, strumentalizzato, vestito e
svestito dagli altri, assolutamente slegato dalla vita, quella
piena, quella insieme.
Essere persone, uomini e donne, a immagine di Dio significa invece
rianimarci, mettendo al centro questi tre verbi: integrarsi –
generare vita – farla crescere.
Non
è proprio un programma da manichini, quindi… affrontiamolo più
da vicino.
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P.
Claudel dice così: “Ritengo che Dio abbia sempre creato
unÂ’anima in rapporto ad unÂ’altra e, quando ha creato te, ha
lasciato da parte qualcosa della tua sostanza, con la quale sono
stato creato io”.
EÂ’
il punto di partenza per integrarsi: cercarsi lÂ’uno
nellÂ’altra, per la bellezza di vedere come cambiano, che
colore e che forma assumono i tuoi modi e le tue idee quando vanno
ad abitare nellÂ’intimo di unÂ’altra persona, che te li
restituisce trasformati e più vivi.
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Sì,
io sono tu. Eppure Dio non ci mette fianco a fianco, ma uno di
fronte all’altro. “Non è bene che l’uomo sia solo: gli
voglio fare un aiuto che gli stia di fronte” (Gn 2,18).
NellÂ’altro
puoi riconoscere te stesso, presente e immerso in lui, la stessa
argilla modellata dalle stesse mani. Ma vedrai anche le
differenze: posti uno di fronte all’altro perché si cerchi
insieme cosa è umanità .
E
noi, invece, al posto dellÂ’altro poniamo al centro noi stessi,
per non perderci, per affermarci, per dominare. Poi ci scopriamo
all’improvviso soli e confessiamo: “Ho avuto paura perché ero
nudo e mi sono nascosto”.
LÂ’altro
fa paura, perché mi denuda e mi costringe alla relazione; non
sono capace di un incontro diretto, senza filtri, senza nulla che
mi nasconda. E così mi copro di cose (la foglia di fico) ed
innalzo uno schermo per non essere più trasparente.
La
paura tra uomo e donna si traduce rapidamente in aggressività ,
diffidenza o possesso. L’incontro dei due “veramente nudi”,
relazione piena in cui Dio si sente di casa, è la meta di quella
liberazione che Gesù ha cercato
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Se
ti sai integrare (cioè rimanere intero anche nel momento
dellÂ’incontro con lÂ’altro) potrai formare una coppia;
altrimenti, le tue relazioni serviranno semplicemente per creare
dellÂ’altro una copia di te stesso.
“O
sposi, che la vostra casa non sia mai un appartamento: questo
triste regno dellÂ’egoismo e della solitudine! Regno del mio
e del tuo, quando
non è trincea del mio contro
il tuo. Ma sia invece principio di una vita universale, di una
fraternità e di un’amicizia che si allarga sul mondo, inizio
della stessa Chiesa: “Salutate la Chiesa che sta nella casa di
Maria madre di Marco …”.
Insieme
dunque cercare di essere.
Ancora: come Dio. Si ripeta allÂ’infinito: non sono io
lÂ’immagine di Dio e non sei tu, ma siamo io e tu insieme: se ci
amiamo. EÂ’ la coppia: questa
l’entità nuova che si affaccia sulla creazione. Non l’uomo o
la donna, ma l’uomo e la donna. Dove Dio, appunto l’amore, è
la stessa copula di congiunzione e di fusione. La parola
“insieme” è la più religiosa parola del mondo. Non l’uomo
che domini la donna, non la donna che si contrapponga allÂ’uomo;
ma che fondino insieme lÂ’armonia libera e necessaria: a segnare
l’inizio di un mondo armonioso e pacifico.”
Chi
si riduce a scegliere il compagno in modo esclusivo si circonda di
filo spinato, e quando un altro si avvicina viene lacerato.
L’esclusività uccide l’amore; l’amore ha bisogno di spazio,
di protezione, di altri.
Lo
viviamo nella amicizia, quella vera, quella che anche Gesù
ha sognato e promesso ai suoi discepoli: “io tornerò a stare
con voi, e sarà una relazione piena di vita, come per quella
donna che quando dà alla luce è nel dolore, perché è giunta la
sua ora… ma quando il bambino è nato non ricorda più
l’angoscia, per la gioia che è nata una vita” (cf Gv 16,21).
Donna,
uomo, ecco la tua immagine: la gioia per ogni vita che fai
nascere!
“Senza
amici è impossibile vivere: non riuscirete ad affrontare la
lunghezza di un giorno, non vi sarà possibile guardare un
tramonto, godere la bellezza di un quadro, visitare una città ,
assistere a un’opera. Non c’è nulla, nulla di sopportabile o
godibile senza amici. Non è possibile neppure il matrimonio se lo
sposo non diventa il primo amico della sposa; non è concepibile
una famiglia, un convento, una chiesa: se i figli non diventano
amici dei padri, se un frate non diventa amico del fratello che
vive con lui in comunità senza confini. Non c’è chiesa, che
non sia chiesa nell’amicizia”.
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Se
questo avessi e altro ancora
ma non avessi l'amore
sarei un nulla,
o meno ancora di nulla:
uno che illude e trabocca il vuoto |
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Le
differenze e la complementarietà uomo-donna ci han condotto fin
qui, all’unica cosa importante: amare. Solo l’amore è più
grande della vita, per questo è capace di generarla e di
prendersene cura. Non come genitore (per diventarlo basta un
attimo, anche solo incosciente), ma come padre e madre, cioè come
amore incarnato. E qui siamo nel cuore di Dio.
“Perché
Dio è fedele. E non può non amare. Questo incontenibile bisogno
di amare che è Dio stesso. E di essere amato. Dramma di Dio e
dellÂ’uomo. Amore che chiede amoreÂ… Alleanza di Dio e
dellÂ’uomo: paura di tutti e due di essere soli? Paura da parte
di Dio per la sua solitudine, e divino tormento di ogni uomo.
Dio,
fonte dÂ’amore. Dio, mendicante dÂ’amore!
Nostra
ragione di ogni inquietudine. Amore, unica infinita passione di
ogni essere che vive…”
(D.M. Turoldo)
Capite?
Non ci sono più differenze, quando ci pulsa dentro la passione
per la vita! “Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo
né libero, né uomo né donna, perché tutti siete uno solo in
Cristo Gesù” (Gal 3,28).
Rimaniamo
diversi, ma l’obiettivo è comune e abbiamo lo stesso punto di
riferimento, Gesù. Lui ha voluto vivere tutte le sue relazioni in
un amore appassionato, quello di Dio per il suo popolo, e non
trattenerlo mai.
Amore
appassionato, per tutti, senza trattenere nulla:
abbiamo parlato di matrimonio, di amiciziaÂ… ma un altro modo di
vivere in pieno la relazione uomo-donna è la castità .
EÂ’
molto più del semplice astenersi dalle relazioni sessuali; è non
avere margini, non lasciarsi frenare da progetti e desideri
individuali. Gesù ci teneva a farcelo capire: “L’amore più
grande è sacrificare la vita per i propri amici”.
Questo
invade e possiede i nostri cuori, i nostri corpi, la nostra vita,
con il sogno di Dio, sulle orme di Gesù.
Così
sì, ci sentiamo persone integre, totali, liberate. E la vita
cresce attraverso di noi.
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Spunti
per la riflessione |
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-
FaÂ’
un elenco dei pregiudizi che ti carichi addosso
-
in
relazione al rapporto uomo-donna
-
cosa
c’è di inconciliabile tra donna e uomo?
-
ci
sono delle caratteristiche specifiche per lÂ’uomo
e per la donna? Quali?
-
matrimonio,
amicizia, castità … cosa c’è dietro queste
parole? Che luce fanno sulla tua vita?
-
Cosa
significa per te un Dio Padre e Madre?
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Ringraziamo, per lÂ’elaborazione di questa
riflessione, i preziosi contributi di padre David Maria Turoldo (cf.
soprattutto il libro “Amare”) e di Arturo Paoli (cf.
soprattutto il libro “Cercando libertà ”).
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