2 GIM Venegono: Voleva salvarsi e salvare ad ogni costo
gennaio 2004
"voleva salvarsi e salvare ad ogni costo" II° GIM Vengono Superiore gennaio 2004
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CANTO
INIZIALE ! Mt 20,16-26
Ed
ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro, che cosa devo
fare di buono per avere la vita eterna?”. Egli rispose: “Perché
mi interroghi su ciò
che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva
i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose:
“Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non
testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo
tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Ho sempre
osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”. Gli disse Gesù:
“Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che
possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e
seguimi”. Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché
aveva molte ricchezze.
Gesù allora disse
ai suoi discepoli: “In verità vi dico: difficilmente un ricco
entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un
cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno
dei cieli”. A queste parole i discepoli rimasero costernati e
chiesero: “Chi si potrà dunque salvare?”. E Gesù, fissando su
di loro lo sguardo, disse: “Questo è impossibile agli uomini,
ma a Dio tutto è possibile”.
NON SCEGLIE I POVERI: DIVENTA POVERO
La scelta dei poveri in Milani esige una conversione di vita.
Da ricco, colto e ateo, Lorenzo Milani diventa povero. La sua quindi
non è una scelta filantropica, ideologica o politica, ma
esistenziale. Non si schiera dalla parte dei poveri: diventa povero.
Come Francesco dÂ’Assisi ad esempio.
O Alex
Zanotelli che, educato nelle
scuole americane, diventa povero come gli abitanti di Korogocho.
Ci sono preti che aiutano i poveri, pregano per i poveri e compiono
gesti di carità nei confronti dei poveri: ma non diventano poveri.
Ci sono ideologi che scrivono su e per i poveri: ma non diventano
poveri. Ci sono politici che fanno leggi per i poveri e dicono di
battersi per il loro riscatto: ma non diventano poveri. Chiede il
giovane ricco a Gesù: che cosa devo fare per seguirti? Osservava le
leggi, era probabilmente uno che si dava da fare per i poveri e
pregava Dio ogni giorno. A Gesù però non bastò, gli chiese
infatti di lasciare tutte le sue ricchezze e di seguirlo povero tra
i poveri. Il giovane ricco si rabbuiò e non si convertì, non cambiò
rotta alla sua strada. EÂ’ quello che capita a molti altri. Milani
invece seguì l’invito di Gesù: cambiò vita.
Diventare povero
non è solo una questione di stile di vita. E’ anche una questione
che attiene al modo di vedere gli altri e il mondo. EÂ’ un
mutamento radicale i sensibilità , di pensiero, di modi di agire.
EÂ’ alla fine anche un modo diverso di guardare a Dio, alla vita e
alla morte. Diventare povero è perdere la propria vita per darla
agli altri. (da
Mario Lancisi – Alex Zanotelli, “Fa’ strada ai poveri senza
farti strada”)
Questo è il cuore di Don Milani e questo è il cuore anche
della mia scelta, della scelta di Korogocho. A Korogocho ci sono
voluto andare io. (…) Penso che se sono sceso a Korogocho è perché
ho deciso di scendere a Korogocho, proprio perché mi sentivo un
piccolo borghese, un intellettuale che ha sempre vissuto di libri e,
se volete, di idee. (Â…)
È questa la realtà dei poveri.
Quando entrate qua dentro e sentite sulla vostra pelle cosa
significa, vedete che vi salta tutto, non capite più nulla: è come
se vi si rivoltasse il mondo addosso. Ma è solo se fate quello che io chiamo questo battesimo, un vero e proprio battesimo, quello che fece Gesù quando scese nelle acque del Giordano e assunse la sofferenza di un popolo schiacciato dall’imperialismo romano, che sperimentate il battesimo dei poveri. Allora capite l’esperienza di don Milano fatta a Barbiana, capite don Milani che sta da quella parte.
LÂ’ATTENZIONE AI VOLTI A Calenzano non perse tempo don Lorenzo, non attese che i
“lontani” bussassero alla porta della canonica. Inforcò la
bicicletta e si mise a pedalare. Il giorno dopo il suo arrivo
passando davanti alla casa di un giovane, Gianfranco Baldassini, gli
disse: “Cosa fai lì, vieni con noi alla chiesa che c’è tanto
da fare”. La mamma del ragazzo si affacciò alla finestra e don
Lorenzo la rassicurò: “A suo figlio ci penso io.” Maresco
Ballini, un altro allievo, ricorda che la domenica successiva
all’arrivo di don Lorenzo andò a messa ma prima volle dare una
sbirciatina alla sacrestia per conoscere il nuovo cappellano. “Tu
sei Maresco, vero?”, lo salutò don Lorenzo. “Ancora non mi
conosceva e già aveva preso informazioni su di me. Così faceva con
tutti: era la dimostrazione del suo interesse per noi”. (Ibidem, pag. 12) A
Barbiana non passava giorno che non sÂ’entrasse in problemi
pedagogici. Ma non con questo nome. Per noi avevano sempre il nome
preciso di un ragazzo. Caso per caso, ora per ora. Io non ci credo
che esista un trattato scritto da un signore con dentro qualcosa su
Gianni che non si sa noi (da
Lettera a una professoressa) Tutto il suo operato partiva dalla contemplazione dei volti, della vita e della storia delle persone forse anche perché fu un volto in particolare a scuotere e “sprogrammare” la sua anima:
Un giorno, quando imperversava la guerra e la fame, mentre
dipinge in un vicolo vicino Piazza Pitti e mangia un panino viene
affrontato da una donna del popolo affamata che violentemente
l’apostrofa con parole che lo feriscono: “Non si viene a
mangiare il pane bianco nelle strade dei poveri.” E’ una dura
lezione per il suo futuro. (da
Giuseppe Guzzo, “Don Lorenzo Milani”, pag. 89) Ci
regaliamo ora un momento di silenzio per riportare alla mente e al
cuore i nomi dei volti che nella nostra vita ci hanno interpellato,
scosso e sprogrammato; e li scriviamo qui sotto per ringraziare di
averli incontrati e chiedere di tenerli sempre con noi LÂ’EDUCAZIONE
DEI POVERI
Quando il povero saprà dominare le parole come personaggi, la tirannia del farmacista, del negoziante e del fattore sarà spezzata (don Lorenzo) La lingua è altro che il cosiddetto linguaggio. E’ essa, infatti, che distingue gli uomini in ricchi e poveri, che li fa servi e padroni. Conoscere la lingua è, allora, acquistare la capacità di superare la distinzione sociale attraverso il possesso della parola. (…) Per
don Milani ciò che conta è sviluppare la capacità linguistica
come capacità lessicale. Finché solo alcuni possiedono la lingua
non vi potrà essere parità sociale tanto che, ad esempio, egli può
arrivare a dire “la libertà di stampa è un immenso bene. Ma
quando s’è fatto solo la quinta non se ne gode più in Italia che
in Russia”. Il suo è un riconoscere alla lingua prevalentemente
una funzione sociale. La disuguaglianza tra gli uomini si combatte
dando ai poveri lo stesso numero di parole dei ricchi e arricchendo
le frasi di cui è fatto il loro discorso.
È quello dei poveri, linguisticamente parlando, un discorso
di povertà , da classe povera, da collettività deprivata. Il
recupero delle capacità di parlare e scrivere, l’eliminazione,
cioè, delle deprivazioni spetta alla comunità attraverso la
scuola.
LÂ’ATTENZIONE AI PROBLEMI DEL MONDO Don
Milani agisce “in piccolo” nella comunità di Barbiana, ma pensa
“in grande”: egli è sempre attento ai problemi della società e
la sua voce si alza sui temi della riforma della scuola, del ruolo
della Chiesa italiana, dellÂ’obiezione di coscienza etc. Il
giornale quotidiano è un vero e proprio strumento didattico, a
scuola si parla di sociale, politica e morale umana. Don Milani
cerca di trasmettere questa attenzione ai suoi allievi, i quali
scrivono così:
“Questa scuola, dunque, senza paure, più profonda e più
ricca, dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a venirci.
Non solo: dopo pochi mesi ognuno di noi si è affezionato anche al
sapere in sé. Ma ci restava da fare ancora una scoperta: che amare
il sapere può essere egoismo. Il priore ci propone un ideale più
alto: cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo,
per es. dedicarci da grandi allÂ’insegnamento, alla politica, al
sindacato, allÂ’apostolato o simili. Per questo qui si rammentano
spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più deboli: africani,
asiatici, meridionali, italiani, operai, contadini, montanari”.
(da Giuseppe Guzzo,
“Don Lorenzo Milani”, pag. 143) E
a proposito dellÂ’obiezione di coscienza, nella lettera ai
Cappellani Militari Toscani scrive così:
“Non discuterò più l’idea di Patria in sé, non mi
piacciono queste divisioni. Se voi però, voi Cappellani militari,
avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri,
allora vi dirò che nel vostro senso io non ho Patria.
E reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed
oppressi da un lato, privilegiati ed oppressori dallÂ’altro. Gli
uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri.
E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla
Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono logicamente,
anzi eroicamente, squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto
di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E
almeno nella scelta dei mezzi sono migliori di voi, Cappellani
Militari. Le armi, che voi approvate, sono orribili macchine per
uccidere, mutilare, distruggere, fare orfani e vedove. Le uniche
armi, che approvo io, sono nobili ed incruente: lo sciopero e il
voto.
Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare la vostre
se voi le giustificherete alla luce del Vangelo o della
Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri,
specialmente se sono uomini che per le loro idee pagano di
persona”
Padre
Alex Zanotelli commenta così:
“Fui folgorato dalle sue posizioni sull’obiezione di
coscienza, sulla guerra, sullÂ’esercitoÂ…, sulla storia italiana
letta da unÂ’altra prospettiva. La Lettera ai giudici fu
certamente il testo che più mi colpì, perché veniva a scardinare
una mia cultura personale militarista e violenta. Mi sono sentito
rivoltare nel più profondo del mio pensiero. Fu questo per me
l’inizio di un ripensamento radicale delle mie posizioni (…)”
Sceglie le parole giuste anche per morire da grande come da grande era vissuto. Due giorni prima di morire, “sabato 24 giugno, dopo lungo silenzio assorto, mormora: ‘Un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza’. Che miracolo? ‘Un cammello che passa nella cruna di un ago’. Il “signorino” Milani sentiva d’aver finalmente conquistato quella salvazione per cui lottava da quando s’era fatto cristiano e prete”. È
sepolto, secondo la sua volontà , vestito dei paramenti sacri e
degli scarponi di montagna, nel cimitero di Barbiana dove, appena
arrivato, più di 13 anni addietro, aveva acquistato un posto. (da
Giuseppe Guzzo, “Don Lorenzo Milani”, pag. 118)
SILENZIO
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.. .. CONDIVISIONI (ogni 3 condivisioni cantiamo)
Per
concludere, una breve riflessione sul tempo da poco trascorsoÂ…
Natale e Pasqua sono i due momenti in cui Dio è più nudo,
mentre noi ci arriviamo carichi, di regali, di pensieri, di
agitazione. Facciamo l'opposto di quello che Gesù voleva, invece di
spogliarci ci carichiamo di cose. ..Ci hanno fatto credere che con i
soldi si può comprare tutto, la felicità , la gioia, l'autenticità ,
ma sento che ognuno di noi, arrivato a questa sera, avrebbe voluto
un'altra cosa: forse mangiare solo un pezzo di pane, guardando però
negli occhi tutte le persone che oggi erano con noi e, magari,
sorridere loro davvero di cuore. Forse prendere un sorriso e
regalarlo a chi non l'ha mai avuto, prendere un piccolo raggio di
luce per metterlo lì, dentro una persona, dove c'è buio e notte.
Avremmo voluto scoprire, oggi, una sorgente là dove tutto l'anno ci
sono il fango e la melma e non si riesce a respirare. Avremmo voluto
prendere una lacrima vera e poterla mettere negli occhi di quelle
persone che non sanno mai piangere, prendere un po' di coraggio e
darlo a chi ha paura di vivere, di scegliere, di lottare. Oggi "avviene
qualcosa di nuovo e voi non ve ne accorgete“. C'è un
germoglio, ma come ogni germoglio è fragile e vuole fiducia e
attenzione per imparare l'arte dell'aprire il cuore perché scenda
luce dal cielo e i due mondi, il divino e l'umano da sempre
separati, si avvicinino, non per una collisione, ma per un
abbraccio. Oggi Dio si è fatto figlio, la trascendenza è divenuta
incarnazione, la paura si è fatta dolcezza, il lontano si è fatto
vicino e Dio si è fatto figlio. E' il giorno del coraggio e
dell'amore, il giorno in cui Gesù ci insegna che per non avere
paura dell'infinito, basta non aver paura di essere uomini. Se è
vero, da Gesù ad oggi non è cambiato un granché, ma la vita sulla
terra ha finalmente preso i colori della speranza.
CANTO FINALE !
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