LA
VITA
Primo
Mazzolari nasce a Boschetto (località alla periferia di Cremona) il 13
gennaio 1890 da una famiglia di semplici fittabili. A 12 anni entra nel
seminario di Cremona. La sua vocazione germoglia nella consapevolezza
che ogni essere umano è figlio di Dio e per cui è meritevole dello
stesso rispetto e dignità da parte di tutti. I suoi anni di seminario
furono intensi e molto faticosi a causa della sua personalità
passionale, focosa e assetata di conoscenza. È in nome della vocazione
resta in seminario pur rendendosi conto della brutta vita di comunità
che vi si vive.
Nel
1905 Primo Mazzolari liceale cominciò a scrivere il diario sul quale si
rivelano momenti emotivi e di forte spiritualità che preparano il
giovane Mazzolari all’impegno filiale nei confronti del popolo ed una
ispirazione rivolta alla sincerità, alla franchezza, allo spirito di
sacrificio fedele al credo cristiano; tutto questo per dare sostegno ai
sentimenti, alla dignità, ma soprattutto per formare il carattere degli
uomini e di ogni persona.
In
questo il vescovo Bonomelli
fu maestro di don Primo Mazzolari per i suoi atteggiamenti di apertura
nei confronti della società.
Il 25 agosto 1912 Don Primo Mazzolari fu ordinato sacerdote. Il
ministero del giovane curato fu molto intensa e ancora più intensa la
sua attività di scrittore. Il primo scritto fu il mo parroco del
1932. Il suo ministero sacerdotale vive una progressiva incarnazione
nella società del suo tempo. La parrocchia dove visse per gran parte
del suo ministero fu la parrocchia di Bozzolo (1920-1922/ 1932-1959).
Durante la prima guerra mondiale si dichiara interventista e ciò lo
spinge a dare il suo contributo alla guerra arruolandosi come cappellano
militare. Questa esperienza gli fece maturare un forte senso della pace
e di rifiuto della guerra. Durante la seconda guerra mondiale ebbe a
manifestare il suo impegno per la pace ipotizzando una sorta di
obiezione militare. Nel periodo fascista fu più volte arrestato e/o
ricercato dal regime per le sue idee e attività anti-fasciste (nel 1925
fu denunciato per non aver cantato il «Te Deum» per i fascisti dopo
l’attentato a Mussolini). Nel 1944 fu notevolmente impegnato nella
collaborazione con i partigiani nella resistenza contro il
nazi-fascismo. Nel dopo guerra (1949) fonda il quindicinale «Adesso»
nel quale canalizza tutto il suo impegno cristiano. Nelle sue opere
si notano riferimenti, partecipazioni al piccolo mondo della pieve
rurale, cioè all'atteggiamento cristiano tenuto dal popolo contadino.
Mazzolari non mancò di prendere le difese dei diritti di questa classe
sociale; un esempio è la lettera che scrisse sul suo giornale «Adesso» ai vescovi della Val Padana,
specificandone le condizioni di vita dei braccianti e salariati.
Mazzolari agisce spesso in contrasto con la gerarchia ecclesiastica
preoccupandosi, nel corso del suo sacerdozio,di tutte le persone lontane
da Dio. Uno dei suoi scritti è dedicato a “I lontani”, la sua idea
sui lontani è che «”Lontano”
non è soltanto colui che, andandosene, ha sbattachiato l’uscio di
casa, e non s’è neppure voltato indietro, rotto i ponti recisamente,
audacemente. Di costoro ce n’erano di più qualche anno fa, anche nei
paesi. L’aria favoriva le rotture brusche, drammatiche. Il
“transfuga” s’accampava di fronte la chiesa e le muoveva guerra.
La “città dell’uomo” contro la “città di Dio”. La
“lontananza” era a quei tempi una regione ben definita, “un
paese”. Adesso, quasi non esiste più nello spazio; è l’assenza di Qualcuno,
uno stato d’animo. Uno stato d’animo non è definibile né
numerabile. Da una varietà senza numero di impressioni e sentimenti,
vien fuori, non sempre logicamente avvertita ma sempre spiritualmente
sofferta, questa conclusione: - non mi sento più a posto nella chiesa:
non sono più sicuro della mia fede.» Mazzolari cerca di limitare il
divario politico tra cristianesimo e comunismo, perché valuta le idee,
gli atteggiamenti comunisti sugli ideali di pace suscitando perciò le
critiche anche aspre di molti ambienti cattolici.
Il
tema dell'obbedienza in Mazzolari deve essere considerato entro una
linea di innovazione, lo sviluppo cioè della sottomissione preliminare
e assoluta alla coscienza rispettosa, ma obiettante. Mazzolari riusciva
quindi a rispettare le regole, ma nello stesso tempo a obbiettare e fu
per questo, che venne definito un "disturbatore della quiete
ecclesiastica" e “prete scomodo”. La sua presenza è richiesta
in varie città d’Italia e ciò lo porta a fare numerosi viaggi. Il
pensiero di Mazzolari fu oggetto di critiche da parte della gerarchia
ecclesiastica alle quali seguirono anche provvedimenti ed ammonizioni.
Nel 1951 il SS. Ufficio gli proibisce di scrivere sul suo giornale «Adesso»
e gli impedisce di predicare fuori della sua diocesi senza il
permesso del vescovo; nel 1954 il S. Ufficio gli proibisce di predicare
fuori della sua parrocchia. La sua attività e la sua fede vissuta in
radicalità non restano confinate nella sua parrocchia (il pensiero come
l’oceano non lo puoi recintare [ndr] ). Nel 1957
l’arcivescovo di Milano Montini, l’invita a predicare nella sua
diocesi. Nella dottrina cristiana don Primo Mazzolari cercò sempre più
di esaltare e rafforzare la comunicazione immediata con Dio e con
ciascuno di noi; il discorso evangelico nel dialogo quotidiano secondo
Mazzolari, deve essere un dono e un'arte capace di scuotere le coscienze
dei peccatori. Nel febbraio 1959 è ricevuto in udienza da Papa
Giovanni XXIII. Pochi mesi dopo, il 12 aprile, muore dopo sette giorni di agonia
nella Clinica di S. Camino a Cremona.
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